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La musica non conosce ostacoli

L’articolo ripropone alcune considerazioni tratte dall’omonimo intervento di Arianna Cutaia, contenuto nel volume Musicoterapia applicata ai contesti a cura di Paolo Padalino, a cui rimandiamo per tutti gli approfondimenti e per una bibliografia dettagliata.

La musica è un linguaggio universale in grado di veicolare una vasta gamma di emozioni. Essa, poiché non possiede generalmente quella struttura simbolica tipica del linguaggio, difficile da decifrare per chi soffre di un disturbo della comunicazione, può raggiungere chiunque. Nel Disturbo dello Spettro Autistico, infatti, uno dei principali deficit riguarda proprio la comunicazione, cui spesso soccorre lo sviluppo di abilità musicali.

Con l’avvento delle neuroscienze sono stati confermati a livello scientifico i benefici generati dalla musica sul funzionamento cognitivo e fisiologico dell’individuo. Numerosi studi hanno evidenziato, infatti, come l’ascolto e la produzione musicale attivino contemporaneamente diverse regioni cerebrali: la musica attiva sia il sistema limbico, provocando forti reazioni emotive di piacere, sia il sistema neurovegetativo, provocando reazioni fisiologiche quali l’accelerazione o decelerazione del battito cardiaco, sudorazione, corrispondenti a diversi stati emotivi.

È stato, altresì, dimostrato come l’ascolto musicale piacevole stimoli a livello cerebrale la produzione di sostanza chimiche utili al “sentirsi bene”, come la dopamina, la cui produzione favorisce il benessere psicofisico dell’individuo in termini di energia, gratificazione e appagamento. Tale evidenza spiegherebbe perché la musica è in grado di generare grandi sensazioni di gioia e felicità in chi l’ascolta.

Numerose sono, anche, le evidenze scientifiche sull’influenza positiva della musica sullo sviluppo infantile. La precoce esposizione alla musica, partendo già dalla vita prenatale, contribuisce allo sviluppo delle capacità cognitive e sociali e di aspetti quali la comunicazione dei sentimenti e delle emozioni; tale rilievo non è privo di importanza se si riflette sul fatto che uno degli istinti primordiali dell’individuo è quello di instaurare legami significativi con gli altri.

Si pensi alla formazione del legame di attaccamento tra bambino e genitore: sin da subito, dopo la nascita del piccolo, genitori e figlio si “sintonizzano” reciprocamente sulle rispettive sensazioni e le intenzioni, instaurando, per tale via, quei legami che costituiscono per il bambino le prime forme di comunicazione interpersonale. L’utilizzo della musica, in tal senso, favorisce e sostiene la creazione del legame stesso. Queste precoci esperienze di comunicazione reciproca, che vengono registrate sotto varie forme di memoria, plasmano lo sviluppo cognitivo del bambino e gli consentono di sviluppare la capacità di regolazione delle emozioni, di mettersi in rapporto con gli altri, di creare una narrativa autobiografica e di affrontare il mondo in maniera positiva.

L’istinto alla socialità, tuttavia, può risultare compromesso in specifici quadri patologici, quale quello del Disturbo dello Spettro Autistico, causato da un disordine dello sviluppo con esordio generalmente nei primi tre anni di vita, e che comprende una famiglia di disturbi neurologici caratterizzati da interazione sociale limitata e comportamenti ripetitivi. Le aree prevalentemente interessate sono quelle relative all’interazione sociale reciproca, all’abilità di comunicare idee e sentimenti e alla capacità di stabilire relazioni con gli altri. Si configura, inoltre, come una disabilità permanente nel tempo che accompagna il soggetto nel suo ciclo di vita, in quanto non è possibile guarire, ma alcune delle sue caratteristiche possono modificarsi nel tempo, acquisendo un’espressività variabile.

L’importanza dell’impatto della musica sul funzionamento autistico va ricercata nelle caratteristiche insite nella musica stessa, quali: la comunicatività, poiché funge da canale di comunicazione non verbale di messaggi affettivi ed emotivi, soprattutto per bambini autistici a basso funzionamento; l’adattabilità ai bisogni del soggetto. L’esperienza musicale, inoltre, agendo su specifiche aree cerebrali preservate dalla sindrome, ha la potenzialità di indurre emozioni positive e può contribuire alla riduzione della frequenza di comportamenti negativi, come ad esempio le stereotipie. Questo può creare delle importanti opportunità per facilitare le abilità sociali e l’avvio spontaneo delle interazioni sociali.

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